Roma 09/04/2009
AYURVEDA, LA MEDICINA TRADIZIONALE INDIANA
1. Le basi dell’Ayurveda: Modello di realtà, diagnosi e terapia
2. L’attività della Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica
3. La necessità formativa
4. Considerazioni per la futura legge sulle MNC
5. Punti qualificanti per la futura legge sulle MNC
AYURVEDA, LA MEDICINA TRADIZIONALE INDIANA
1. Le basi dell’Ayurveda: Modello di realtà, diagnosi e terapia
Il termine Ayurveda definisce la Medicina Tradizionale Indiana ed è un termine in sanscrito, antica lingua indiana, che deriva dall’unione di due parole: Ayus e Veda. Il termine Veda indica “conoscenza” mentre Ayus sta ad indicare “vita” nella sua durata, quindi Ayurveda significa “scienza della conoscenza della durata della vita” o “scienza della conoscenza della vita nella sua durata”.
In Ayurveda la vita viene intesa come una continua interazione tra corpo, organi di senso, mente, anima, ed un essere vivente come un continuo feedback fra percezione sensoriale, elaborazione mentale e risposta adattiva all’ambiente. La relazione tra corpo e mente, era già stata descritta migliaia di anni fa nei testi classici di Ayurveda.
L’Ayurveda come Medicina Tradizionale e come sistema filosofico e di conoscenza scientifica, si prefigge quattro scopi fondamentali: prevenire le malattie, curare la salute, mantenere la salute, promuovere la longevità.
Il termine salute/sano in sanscrito è Svastha che letteralmente significa “stabilizzarsi nel sè” o “nella condizione propria a sè stessi”, da cui si evince come il concetto di salute sia considerato come condizione naturale dell’uomo e la malattia un’allontanamento da una condizione di normalità.
Sushruta, grande medico ayurvedico (ca V sec. AC) così definisce lo stato di salute: “L’individuo sano è colui che ha umori, il fuoco digestivo, i componenti tissutali e le funzioni escretorie ognuno in buon equilibrio, e che ha lo spirito, i sensi e la mente sempre compiaciuti”. Questa definizione considera i tre principali aspetti della vita della persona: corpo mente e spirito e rappresenta la realtà in modo così completo che l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto letteralmente proprie questa parole nella sua descrizione dello stato di salute: “La salute è uno stato di pieno benessere fisico, psichico e sociale”.
Uno dei principi fondamentali dell’Ayurveda considera l’uomo come una miniatura della natura: la natura è il macrocosmo, l’uomo il microcosmo; e ciò semplicemente significa che i principi, gli elementi ed i processi presenti nella natura sono gli stessi presenti nell’uomo, quello che si trova fuori dall’uomo lo si ritrova anche dentro.
Secondo la visione Ayurvedica la molteplicità del reale e dell’Universo deriva dalla combinazione di Cinque Elementi di base: Spazio, Aria, Fuoco, Acqua e Terra. Questi elementi rappresentano stati diversi, percepibili, della densità della materia che, come tali, si esprimono con modalità e proprietà differenti e formano gli esseri viventi determinandone strutture e funzioni. Le varie combinazioni dei Cinque Elementi nell’espressione del reale, definiscono tre principi chiamati Dosha: Vata Dosha, Pitta Dosha e Kapha Dosha. Con una definizione molto semplice possiamo definire tali principi come espressioni articolate delle proprietà della materia che, per struttura e caratteristiche proprie, governano le funzioni psico-fisiologiche dell’individuo. Secondo l’Ayurveda individuo è l’espressione unica ed irripetibile della combinazione di questi tre Dosha, le cui varie prevalenze identificano varie tipologie costituzionali. Le espressioni dei Dosha nei vari tessuti e funzioni di un organismo sono individuabili in base alle proprietà espresse dagli elementi costitutivi gli stessi Dosha.
Vata Dosha, derivato dalla combinazione di Etere ed Aria, è il principio del movimento e in un organismo governa tutto ciò che si muove, si diffonde ed è sottile, freddo, instabile o irregolare.
Pitta Dosha derivato dalla combinazione di Fuoco ed Acqua, è il principio della mutazione ed è in relazione al concetto di trasformazione sequenziale, al calore ed alla sua produzione, ai processi digestivi e metabolici.
Kapha Dosha derivato dalla combinazione di Acqua e Terra, è il principio della coesione e stabilità, è in relazione alla struttura, alla densità, alla crescita volumetrica ed al mantenimento delle omeostasi.
Spesso solo uno o due Dosha predominano ed influenzano la nostra personalità e costituzione fisiologica. La costituzione individuale, Prakriti in sanscrito, è quindi determinata dalla composizione e prevalenza dei singoli Dosha ed individua non solo il nostro assetto psicofisico ma anche le predisposizioni individuali verso squilibri e malattie. L’Ayurveda è governata dal principio per cui il simile aumenta il simile ed il dissimile diminuisce il dissimile, per cui una costituzione che esprime un Dosha prevalente se viene esposta ad ambiente, situazioni o cibi che esprimono lo stesso Dosha questo viene aumentato fino all’eccesso, portando quindi al disturbo e poi alla malattia. La conoscenza della nostra costituzione, Prakriti, è quindi di primaria importanza per la prevenzione ed una gestione consapevole della nostra vita e quindi della nostra salute.
Errate abitudini, stile di vita, alimentazione, stress e repressione emozionale con le loro espressioni doshiche possono agire sbilanciando l’equilibrio dei Dosha di un’individuo producendo alterazioni del metabolismo e della fisiologia dei tessuti e quindi alla produzione ed accumulo di elementi anomali, dismetabolici, tossine chiamate in sanscrito Ama (cibo non cotto). Queste tossine entrano in circolo e si distribuiscono in tutto l’organismo bloccando i canali che secondo l’Ayurveda collegano funzionalmente tutti i tessuti corporei. L’intossicazione influenzerà progressivamente l’organismo a tutti i livelli, alterando le sue relazioni e comunicazioni, portando all’espressione dello stato di malattia. Ogni malattia è quindi l’espressione di un’accumulo di tossine – Ama.
In termini occidentali queste tossine – Ama, per le loro caratteristiche descritte nei testi classici ed in particolare per la loro lipofilia, presentano notevoli similarità con i radicali liberi, considerati dalla medicina moderna fra i principali responsabili di molte malattie e dei fenomeni degenerativi dell’invecchiamento. Alla luce di ciò é interessante considerare che sia i trattamenti disintossicanti ayurvedici, come il Panchakarma di cui parleremo in seguito, che molti rimedi farmacologici hanno una fortissima proprietà antiossidante documentata in diversi studi scientifici.
L’Ayurveda indica quindi come chiave alla prevenzione delle malattie ed alle manifestazioni degenerative dell’invecchiamento, l’eliminazione delle tossine accumulate ed la limitazione della loro formazione, attraverso l’adozione di appropriate abitudini alimentari, routine di vita, e particolari programmi di disintossicazione.
Oltre alla prevenzione primaria che deriva dall’analisi costituzionale, una delle caratteristiche salienti dell’Ayurveda è la possibilità, per il medico ayurvedico, di valutare un eventuale disequilibrio negli stadi iniziali, prima dell’espressione sintomatica conclamata, consentendo quindi un intervento terapeutico precoce e tempestivo.
La diagnosi medica in Ayurveda avviene attraverso la valutazione dei Panchanidana e cioè dei “cinque elementi della diagnosi”, che sono Nidana (Fattori Eziologici), Purvarupa (Segni Premonitori o Prodromi), Rupa (Segni e Sintomi), Upashaya (Diagnosi esplorativa o terapeutica), Samprapti (Definizione della Patogenesi), oltre all’adozione di manovre molto simili a quelle della semeiotica medica occidentale ed ad un’attenta raccolta dell’anamnesi sia individuale che familiare.
Una volta individuata l’origine doshica del disturbo o della malattia, il medico ayurvedico ha a disposizione due categorie generali di approcci terapeutici: Samana, ovvero le terapie tese alla riduzione ed alla pacificazione dei Dosha alterati, e Shodana, cioè le terapie eradicanti, che permettono l’espulsione dei Dosha alterati con le tossine generate. Il primo è utilizzato quando l’entità dell’alterazione del Tridosha è lieve, mentre il secondo si usa quando l’alterazione è grave e profondamente radicata nei tessuti. L’insieme di tecniche che costituiscono la procedura Shodana (letteralmente “pulire”) è quello che viene chiamato Panchakarma. Pancha in sanscrito vuol dire “cinque” e Karma rappresenta l’azione: Panchakarma, quindi, indica un insieme terapeutico formato da cinque azioni. Queste vengono descritte classicamente in: Vamana – emesi o vomito terapeutico, Virechana – uso terapeutico di lassativi, Vasti o Basti – enteroclisma con decotti di erbe e/o oli medicati, Nasya – instillazione di medicamenti nelle narici, Rakta Mokshana – salasso o induzione di emopoiesi. È fondamentale comprendere che il Panchakarma è definito dalla sequenza specifica delle tecniche effettuate in un tempo adeguato e non dalle sue singole parti. L’effetto terapeutico finale è infatti determinato proprio dalla successione cronologica delle pratiche. Tutto agisce in questa logica, così come in una formulazione farmaceutica ayurvedica è la sinergia dei componenti a determinarne l’efficacia terapeutica e non gli effetti delle singole erbe che, comunque, conservano la loro peculiarità se usate da sole. Così, anche le singole e specifiche “azioni” possono comunque essere applicate in modo indipendente e con diversa finalità in altri protocolli terapeutici proprio in virtù del loro specifico effetto su particolari disturbi e situazioni patologiche. E’ interessante notare come le pratiche singole del Panchakarma trovino radici storiche nelle medicine tradizionali di tutto il mondo e sono in uso da tempi immemorabili. Dal Sud America, all’Egitto, alla Mesopotamia fino ad arrivare alla Grecia attraverso le indicazioni terapeutiche della Scuola Ippocratica. Alcune di queste, ad esempio l’enteroclisma o la purga, si ritrovano tuttora anche se con finalità e modalità diverse, nella medicina moderna; mentre altre magari più ostiche alla nostra mentalità, come l’emesi od il salasso, erano d’uso fino a tutto il 19° e prima metà del 20° secolo. Si rammenti l’uso dell’emesi nel trattamento della melanconia, l’odierna depressione, o del salasso nelle malattie della pelle, indicazioni per queste tecniche non dissimili da quelle che ritroviamo nella medicina ayurvedica.
Sono state eseguite diverse ricerche scientifiche sul Panchakarma e sui suoi effetti benefici sull’organismo umano. Gli effetti riscontrati sono sia di natura fisica che psichica e vanno da una miglioramento dei parametri cardiocircolatori e dei valori di colesterolo nel sangue, alla normalizzazione del peso corporeo, ad una migliore qualità del sonno e ad una diminuzione della sintomatologia ansiosa e miglioramento generalizzato del tono dell’umore. Ma il dato più importante è la drastica riduzione dei livelli di radicali liberi nel sangue e nei tessuti.
Riassumendo, le tecniche di cura adottate dalla Medicina Ayurvedica sono svariate e comprendono azioni volte al riequilibrio sia del corpo che della mente e delle loro relazioni con l’ambiente. L’obiettivo finale è sempre teso a ritrovare un giusto equilibrio fra l’espressione dei Dosha dell’individuo e quelli dell’ambiente. In breve possiamo individuare una serie di azioni terapeutiche che vengono effettuate attraverso il corpo: attenta valutazione della nutrizione, utilizzo di piante o minerali con particolare azione farmacologica, trattamenti fisici esterni effettuati con manipolazioni e tecniche particolari utilizzando svariati materiali (olii medicati, polveri di piante ecc.), terapie disintossicanti note genericamente con il termine Panchakarma.
sensi: secondo l’Ayurveda, lo squilibrio deriva da un’errato uso dei sensi, quindi così come I sensi possono essere veicolo di squilibrio possono essere veicolo anche di riequilibrio. Per cui vengono considerati tutti i trattamenti, quali aromi, musica, consapevolezza dei sapori dei cibi, spazi forme e colori, stimolazioni tattili e di contatto, mirati ad una sollecitazione sensoriale adeguata ad una precisa risposta terapeutica.comportamento: inteso come ciò che ci lega all’ambiente, privo di alcun riferimento morale, e comprendente per esempio i ritmi psicofisici legati agli orari giornalieri, alle modificazioni stagionali ed ai ritmi della natura in generale. E’ facile intuire come le variazioni ambientali legate all’ecosistema implichino una variazione dell’espressione dei Dosha che influenzano i Dosha degli esseri viventi.
mente: L’Ayurveda pone particolare accento sull’ecologia della mente e dei suoi processi come chiave dell’equilibrio individuale in quanto legata ai meccanismi adattogenici e suggerisce diversi metodi di riequilibrio basati su tecniche di meditazione e yoga.
ambiente: L’ambiente è la sorgente degli stimoli sensoriali che possono determinare il nostro equilibrio, e l’Ayurveda ne prevede quindi una analisi accurata attraverso la scienza vedica chiamata Vastu.
L’Ayurveda è quindi in realtà molto di più di una semplice medicina, essa indica piuttosto un’indirizzo di vita all’insegna della regolarità ed armonia, espresso nei suoi tre componenti fondamentali ossia: attività, nutrimento e riposo.
2. L’attività della Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica
Nonostante la complessità dell’Ayurveda sia evidente, la superficialità di un’informazione spesso legata a motivi commerciali ha reso problematica in Italia una seria formazione in Ayurveda che è stata spesso confusa con semplici tecniche di massaggio e non concepita come un reale sistema medico. Ciò ha portato la proliferazione di erronee interpretazioni sulle reali possibilità ed applicabilità dell’Ayurveda per cui molti operatori del settore hanno ritenuto sufficiente l’apprendimento di poche manualità e la maggioranza dei medici, limitandosi alla conoscenza dell’effetto sintomatico di alcune erbe, non ne hanno colto appieno la reale potenzialità terapeutica. La formazione quindi è stata per lungo tempo limitata a brevi e superficiali corsi che hanno ulteriormente contribuito a non dare ragione della realtà culturale dell’argomento. Negli ultimi dieci anni tuttavia grazie all’impegno culturale e didattico di professionisti esperti, al contributo di importanti associazioni professionali quali la “Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica” – SSIMA un’associazione no-profit punto di riferimento per medici praticanti o sostenitori della Ayurveda che si occupa di diffusione culturale e iniziative di ricerca, ed il “Comitato Permanente di Consenso per le Medicine Non Convenzionali in Italia” ed alle richieste stesse dei pazienti, si è affermata un’immagine più reale dell’Ayurveda e del suo sistema medico che ha permesso una maggiore legittimazione e visibilità.
Questo ha permesso il raggiungimento di importanti traguardi dal punto di vista medico/scientifico culminati con il riconoscimento da parte della FNOMCeO (Terni, 18 maggio 2002) dell’Ayurveda come atto medico. Da allora si sono andate affermandosi realtà didattiche più complesse e complete che propongono un’impostazione della formazione in Ayurveda sul tipo para-universitario o post-universitario. In questo contesto sono da segnalare le aperture collaborative che si sono verificate con le Università, culminate con il corso di Alta Formazione in Sociologia della Salute e Medicine Non Convenzionali dell’Università di Bologna che prevede un insegnamento di 15 ore in Ayurveda, ed con alcune ASL che hanno iniziato ad ospitare ambulatori di medicina Ayurvedica.
Di grande rilevanza è stato il “I° Congresso Internazionale di Medicina Ayurvedica” organizzato dalla SSIMA ed Ayurvedic Point, svoltosi a Milano il 21 e 22 Marzo 2009 dedicato a medici e terapisti patrocinato dalla Regione Lombardia e dal Comune di Milano oltre che dagli Ordini dei Medici di Milano e Bologna e dalle ASL delle province di Brescia e Varese, che ha visto oltre 400 partecipanti provenienti da tutto il mondo.
Il Ministero della Salute e Welfare del Governo dell’India ha inviato una delegazione guidata dal Dr. S.K.Panda Joint Secretary del Dipartimento AYUSH (Ayurveda, Yoga, Unani, Siddha, Homoeopathy) incaricato da parte del Governo Indiano, della gestione delle Medicine Non Convenzionali ed in particolare modo delle attività dell’Ayurveda in India e della sua diffusione all’estero (vedi http://indianmedicine.nic.in/).
Il Dr.S.K.Panda ha espresso grande soddisfazione per il successo dell’evento che ha iniziato a tracciare la strada dell’integrazione tra moderna medicina occidentale ed antica scienza ayurvedica. In tale occasione il Dipartimento AYUSH ha appoggiato la costituzione in Europa, attraverso le scuole esistenti (per l’Italia la SSIMA ed Ayurvedic Point) dell’E.C.A – European Council for Ayurveda per il controllo della qualità della formazione e della ricerca in Ayurveda in Europa.
L’ European Council for Ayurveda gode anche del pieno supporto dell ESQH – European Society for Quality in Healthcare (Vienna office), del Comitato Permanente di Consenso e Coordinamento per le Medicine Non Convenzionali in Italia e del Charité University Medical Centre di Berlino. Inoltre sempre in occasione del Congresso, è stato annunciato l’avvio, in collaborazione con l’Università Charitè di Berlino, di uno studio clinico multicentrico europeo per la validazione della modalità terapeutica multidimensionale dell’Ayurveda in Osteoartrosi e Dismenorrea, uno dei responsabili dello studio è il presidente della Societa Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica e Direttore della Scuola Ayurvedic Point, dott. Antonio Morandi, con la collaborazione del dott. Guido Sartori, vice presidente della SSIMA.
Il Dr.Morandi è stato inoltre nominato come componente rappresentante dell’Italia nel Working Group on Education e nel Working Group on Research and Clinical Studies costituiti dall’AYUSH per il coordinamento dello sviluppo dell’Ayurveda in Europa.
In sintesi il Network collaborativo a livello europeo della SSIMA è rappresentato dalle seguenti associazioni:
VEAT Professional European Association for Ayurvedic Doctors and Therapists, Germania e Austria,
VSAMT/ASMTA Swiss Ayurveda Association, Svizzera
APA: Ayurveda Practional Association, Gran Bretagna
NAMA: National Ayurveda Medical Association, USA
DVÖAS: Austrian Ayurvedic School Umbrella Association, Austria
ANVAG: Netherlands Ayurveda Medical Association, Olanda
IAF: International Ayurveda Foundation, India/Gran Bretagna
e dalle seguenti Scuole:
Ayurvedic Point, Italia
European Academy of Ayurveda, Germania, Svizzera, Austria
College of Ayurveda, University of Middlesex, Gran Bretagna
SAMA Swiss Ayurveda Medical Academy, Svizzera
TAPOVAN Ayurveda Normandy/Parigi, Francia
EIVIS European Institute of Vedic Science, Sauve, Francia
3. La necessità formativa
Noi riteniamo che le necessità e complessità formative dell’Ayurveda, sia per i medici che per i terapisti, richiedano corsi di formazioni con un monte ore congruo, non inferiore alle 5-600 distribuite nell’arco di 3-4 anni, con adeguato tirocinio e pratica possibilmente in cliniche attrezzate. La diluizione del monte ore in un periodo di 3-4 anni è necessaria non solo per la complessità dell’argomento e dal conseguente bisogno di adeguata “digestione” e “sedimentazione” delle conoscenze ma anche dal cambiamento di paradigma che viene richiesto ai medici e terapisti per entrare nella logica ayurvedica. Un esempio di offerta formativa di standard elevato è quella offerta dalla Societa Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica (SSIMA) attraverso la Scuola Ayurvedic Point che prevede un corso quadriennale di 600 ore con tirocinio annuale pratico da effettuarsi presso strutture cliniche adeguate in India. I corsi, distinti per medici e terapisti ma tesi a costruire una solida complementarità professionale ed umana fra le due figure, indirizzano verso una diversa maniera di osservare, percepire, ragionare, e quindi di fare diagnosi, prescrivere e somministrare terapie.
In Ayurveda i ruoli di medico e quello di terapista sono fortemente complementari, infatti il successo terapeutico è descritto come “chatushpada” e cioè definito da quattro elementi e dalla loro totale collaborazione: il medico (vaidya), le sostanze terapeutiche (dravyani), il terapista (upasthata) ed il paziente (rogi). La singolarità del ruolo del terapista sta nella sua funzione di interprete della prescrizione medica nella sua applicazione pratica ed in quella, delicatissima, di referente del medico per il feedback nei confronti del pazienti, in virtù del contatto continuo ed intimo che stabilisce con questi. Si rende quindi necessaria una formazione ad indirizzo sanitario dei terapisti dal carattere fortemente professionale e pari in impegno a quella del medico.
La formazione del terapista Ayurveda si esprime in un’istruzione teorica ed in una preparazione pratica che si attua con un monte ore non inferiore alle 600 ore frontali, distribuite in quattro anni accademici, con esami di profitto annuali sulle varie materie e discussione di tesi finale. Nei quattro anni è prevista una proporzione riservata alla pratica non inferiore al 50% e non superiore al 70%. Il programma prevede ovviamente nella parte teorica, un insegnamento dedicato in Anatomia Umana Normale. Il peculiare impianto filosofico dell’Ayurveda, che delinea un particolare rapporto del terapista con il medico e con il paziente, necessita di un’adeguata preparazione al fine di stabilire un costante impegno in una pratica di crescita personale che va anche oltre il periodo di formazione.
Sarebbe auspicabile che l’attività dei Terapisti si articolasse in tre tipologie d’intervento:
– Trattamenti in Autonomia professionale trattamenti che il terapista può svolgere in totale autonomia in quanto qualificato a farlo. Tali trattamenti sono quelli più semplici, che non richiedono una specifica valutazione diagnostica e che non rivestono una particolare caratteristica di invasività;
– Trattamenti su Prescrizione Medica trattamenti che richiedono una prescrizione del Medico esperto di Ayurveda riguardante la tecnica e/o i materiali da usarsi. Tali trattamenti sono quelli con specifica indicazione terapeutica e che per la loro natura tecnica necessitano per l’applicazione una giustificazione basata su una diagnosi medica che ne attesti l’opportunità terapeutica e la tollerabilità da parte del paziente;
– Trattamenti Supervisionati trattamenti che richiedono sia una prescrizione medica sia la supervisione diretta del medico stesso. Tali trattamenti sono quelli che per le loro specifiche tecniche ed applicative, sono caratterizzati da invasività e particolare intensità terapeutica, quali ad esempio quelli previsti dall’insieme terapeutico del Panchakarma.
La tutela del paziente innanzitutto ed il riconoscimento della figura professionale del terapista, come operatore sanitario non medico, (come già avviene da tempo in altri paesi della Comunità Europea) si rende indispensabile ed urgente. Assistiamo già da troppo tempo ad una continua e pericolosa banalizzazione e commercializzazione delle pratiche mediche di Ayurveda che vengono “offerte” al pubblico e scambiate per semplici “trattamenti fisici di benessere” là dove in realtà vengono usate ed abusate pratiche terapeutiche non prive di effetti collaterali.
4. Considerazioni per la futura legge sulle MNC
“Medicine Non Convenzionali” è la definizione che preferiamo e che scegliamo di mantenere nella attuale situazione italiana per almeno tre ragioni:
è quella che appare meno carica di valenza ideologiche sia positive che negative e, quindi, più scientificamente neutrale;
ha il pregio di ricordare, per converso, il carattere convenzionale della ortodossia medica ufficiale e del suo processo storico di legittimazione;
definisce in modo dinamico e relativo una serie di medicine la cui identità non può che essere indicata in maniera negativa rispetto alla medicina convenzionale.
Si tratta infatti di medicine al momento escluse dall’organizzazione formale dei servizi sanitari e dall’insegnamento delle facoltà di Medicina: e, in questo senso, il “non convenzionale” è sinonimo di “non ortodosso” e di “altre” rispetto all’identità della biomedicina. Ecco perchè l’OMS assume, espressamente, l’uso del termine “non convenzionale” in riferimento a quei Paesi (come l’Italia) in cui queste medicine e i relativi sistemi di salute da un lato non sono inseriti nel piano formativo curriculare obbligatorio del corso di laurea in medicina e chirurgia, e dall’altro non fanno parte del sistema sanitario nazionale dominante.
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Come richiede l’OMS è necessario ed etico tutelare, salvaguardare, promuovere, studiare, tramandare e applicare il patrimonio culturale dei saperi e dei sistemi medici e di salute antropologici sia occidentali sia orientali, nell’assoluto rispetto dell’integrità originaria e tradizionale dei singoli paradigmi ed epistemi. Inoltre l’Organizzazione Mondiale della Sanità il giorno 8 novembre 2008, in occasione del Congresso Mondiale sulla Medicina Tradizionale tenutosi a Pechino, ha emanato la “Dichiarazione di Pechino sulla Medicina Tradizionale” in cui si richiede, tra l’altro, “la necessità di azione e cooperazione da parte della comunità internazionale, dei governi, nonchè dei professionisti e degli operatori sanitari al fine di assicurare un utilizzo corretto della medicina tradizionale come componente significativa per la salute di tutti i popoli, in conformità con le capacità, le priorità e le leggi attinenti dei singoli paesi”.
5. Punti qualificanti per la futura legge sulle MNC
A. Criteri generali
Il riconoscimento del pluralismo scientifico
Il riconoscimento delle MNC di area medica, odontoiatrica e veterinaria
Il riconoscimento della “doppia libertà”, di scelta terapeutica del singolo e di cura da parte dei medici
Il riconoscimento che la formazione post-laurea nelle MNC è stata condotta, in Italia, dagli istituti privati di formazione accreditati
L’inserimento dell’insegnamento delle MNC nelle università italiane
Il percorso formativo minimo obbligatorio deve essere uguale per tutte le discipline: triennale di almeno 500 ore di lezione frontale e 100 ore di pratica clinica supervisionata e certificata
Il percorso formativo post-laurea per conseguire il titolo di “esperto”, triennale per ogni singola disciplina, può essere svolto sia dalle università chiamate pertanto ad istituire i relativi corsi di formazione, col vincolo di avvalersi dei docenti degli istituti privati accreditati.
L’equipollenza del titolo formativo tra università e istituti privati di formazione
Il rigoroso processo di accreditamento, con verifiche annuali dei requisiti, delle associazioni sanitarie e società scientifiche di riferimento delle MNC che devono essere giuridicamente enti senza fine di lucro (Commissione permanente presso il Ministero della Salute)
Gli istituti privati di formazione accreditati devono provare assenza di conflitti di interesse
Revisione annuale dell’accreditamento degli istituti privati di formazione
La nomina di un esperto di MNC tra i componenti del Consiglio Superiore di Sanità, Comitato Nazionale per la Bioetica, Commissione Nazionale ECM
La rappresentatività delle MNC nelle istituzioni nazionali, regionali, locali
La promozione e vigilanza sulla corretta divulgazione delle tematiche mediche non convenzionali nell’ambito di più generali programmi di educazione alla salute, nel rispetto dell’articolo 32 della Costituzione
L’inserimento delle prestazioni sanitarie delle MNC all’interno del Servizio Sanitario Nazionale, con modifica dei criteri dei LEA
L’istituzione di registri permanenti presso gli Ordini dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri e presso gli Ordini dei Medici Veterinari.
L’apposita normativa per la medicina veterinaria e i medicinali non convenzionali ad uso animale
La disponibilità di fondi per la ricerca dedicati alle MNC utilizzando i criteri europei di assegnazione dei fondi (Settimo Programma Quadro), indipendentemente dal fatto che il richiedente sia un istituto privato di formazione o società scientifica di MNC accreditata o ente pubblico, basandosi solo su criteri di qualità del progetto.
La corretta informazione sulle MNC alla cittadinanza tramite apposito ufficio per le MNC istituito presso il Ministero della Salute.
L’istituzione per ogni disciplina di sottocommissioni tecniche di settore col compito di formulare i piani formativi, la ricerca, gli indirizzi metodologici, clinici e terapeutici non convenzionali, anche al fine del riconoscimento e dell’equiparazione di nuove discipline alle terapie ed alle medicine non convenzionali oggetto della presente legge, esprimono parere in materia di metodologia specifica per le prove di efficacia dei medicinali non convenzionali e la loro registrazione; esprimono il loro parere ai fini del rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali non convenzionali già registrati o autorizzati in uno Stato membro dell’Unione Europea e presenti sul mercato da almeno cinque anni dalla data di entrata in vigore della legge.
B. Criteri specifici per la Medicina Ayurveda o Ayurvedica
Considerato che la Medicina Ayurveda si riconosce e si esprime in:
– un complesso di conoscenze teorico-pratiche aventi una propria ed articolata epistemologia;
– una specifica metodologia diagnostica;
– sistemi integrati di trattamenti terapeutici (per via interna ed esterna);
– una visione dell’uomo, del mondo e del rapporto con le fonti naturali di energia, sostentamento nutrizionale e disponibilità di sostanze ad uso curativo che si basa su princípi universalmente validi;
– il metodo d’indagine scientifico ha già cominciando a verificare l’efficacia e la sicurezza dei preparati ayurvedici, questa linea di ricerca richiederà adattamenti delle metodiche stesse ai parametri prettamente ayurvedici.
Si considerano punti necessari per una regolamentazione della pratica Ayurvedica:
Il recepimento a regime della direttiva europea sulla registrazione dei preparati della farmacologia ayurvedica, in quanto medicina tradizionale, al fine della piena disponibilità nel mercato italiano dei farmaci necessari ai pazienti
La registrazione dei preparati della farmacopea ufficiale ayurvedica del Governo Indiano, al fine della piena disponibilità nel mercato italiano dei presidi terapeutici necessari ai pazienti
Il riconoscimento della figura professionale di Terapista Ayurveda come Operatore Sanitario non Medico, per cui si richiede l’accreditamento di specifici criteri e percorsi di formazione professionale.
Dr. Antonio Morandi
Presidente S.S.I.M.A.
Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica
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Articolo di Guido Sartori
Dott. Guido Sartori, medico, laurea con lode presso Università di Bologna, tesi sperimentale sull'Ayurveda; pratica a Bologna la Medicina Tradizionale Ayurveda; come presidente Associazione Pazienti Ayurvedici ATAH Ayurveda ha sottoscritto il Documento di Consenso per le M.N.C.; membro della Commissione Medicine Non Convenzionali dell'Ordine dei Medici di Bologna, docente Master Universitari in M.N.C., già docente alla scuola Ayurvedic Point; socio fondatore Ass. ASIA, insegnante di Yoga e 2° dan Ki-Aikido Yushinkai; consulente farmacologo e formulatore di preparati ayurvedici innovativi con piante italiane; socio fondatore Ass. Medicina Centrata sulla Persona ONLUS; ha studiato con Vaidya Bhagwan Dash, Asthavaidya Narayanan Nambi, Madhu Bhajra Bajracharya