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Ayurveda e Krimi – La visione ayurvedica – Aspetti mentali e psicologici

mercoledì, 22 aprile 2020

Vi presento la seconda conferenza relativa alla situazione socio-sanitaria condizionata dalla presenza del virus.

Tratta degli aspetti mentali ed emotivi che si accompagnano al cambiamento di vita a cui siamo stati obbligati per decreto a salvaguardia della salute collettiva.

Per il pensiero ayurvedico c’è identità fra corpo e mente, questo va sempre tenuto presente e per noi occidentali, italiani in particolare, comporta uno sforzo di adattamento. Per un indiano è normale che un atto fisico sia l’altra faccia di un atto psichico e viceversa. La fisiologia dei sensi va dall’interno all’esterno: l’olfatto si protende letteralmente fuori dal cervello e dal cranio per essere toccato da odori e profumi; il gusto si combina con la saliva per distinguere i sapori di cibi e bevande; la visione precede il vedere e si precisa nel guardare; il sentire tattile/termico entra in sintonia con gli oggetti e le superfici; l’udito cerca i suoni nell’ambiente tramite le orecchie. Così costruiamo il mondo attorno a noi a modo nostro a misura dei nostri organi di senso e dei nostri sensi interni.

La meditazione è il modo migliore per rieducare la nostra sensibilità e portare ordine nei pensieri, chiarezza nelle emozioni e verità nello spirito.

Buon ascolto della seconda parte:

https://drive.google.com/file/d/1vUTAWhHX_qHrBPPToqwyeeGf2gdZ9RCh/view

 

 

Una corrente d’aria non si può ammazzarla

mercoledì, 22 aprile 2020

Seconda parte

Una corrente d’aria non si può ammazzarla*

Dedicato a coloro che nutrono paura!

La paura ha una storia evolutiva che la giustifica: in situazioni di potenziale pericolo ci aiuta a trovare una via di uscita che non sia dannosa per l’organismo in toto. Molta parte di questo meccanismo di protezione si svolge in modo inconscio. Ciò che emerge alla coscienza si manifesta come l’emozione paura e l’attivazione di sistemi neuro-ormono-circolatorio-muscolari di attacco o fuga a nostra salvaguardia.

L’ignoranza della fisiologia della paura permette che si diffonda in modo virale, espressione abusata profeticamente sui social negli ultimi anni, l’ignoranza del proprio essere paurosi. La psiche è incline ad accogliere paura, ansia e angoscia, la fa sentire importante e protagonista di un piccolo mondo, piccolo come una capsula virale. Virus che è solo una scala avviticchiata di basi nucleotidiche (RNA) senza un corpo.

Le emozioni negative percorrono i nervi e indeboliscono la loro resistenza. Oggi nessuno dubita dell’influsso delle bio-emozioni, certificato dalle neuroscienze affettive, nel coinvolgimento del sistema nervoso nel funzionamento del sistema immunitario che subisce lo stesso indebolimento funzionale.

Anche il sistema immunitario in preda a paura, ansia e angoscia e non può funzionare! Tenderà a preservare l’emozione distruttiva, ma così importante per la psiche, invece di difendere l’integrità dell’organismo.

Chi non ricorda la magnifica sequenza del cartone animato La spada nella roccia della Disney? Merlino e maga Magò https://www.youtube.com/watch?v=X5tmmqz04M8, i nostri due lati razionale e istintivo, ingaggiano una sfida di magia e dopo vicende alterne Merlino scompare, dov’è andato? Si è trasformato in virus! Maga Magò non avendo studiato non lo conosceva, sarà scoperto fra qualche secolo le dice il mago, e si riempie di chiazze e bolle, ma guarirà è la rassicurazione di Merlino.

Maga Magò, l’istintualità emotiva, era sicura di avere vinto la sfida con la forza, ma invece deve subire l’insulto dell’invisibile virus, la razionalità imperscrutabile della natura.

Caraka scrive nel suo testo che ci sono dei krimi-parassiti che si vedono, ma ce ne devono essere anche altri che non si vedono. Il grande medico procede con un ragionamento per inferenza logica a partire dagli effetti, cioè dal comportamento accertato della fisio-patologia. Osservandolo si evince che i tessuti reagiscono a qualcosa che ne altera il funzionamento senza una causa visibile. Con un ragionamento a ritroso dagli effetti alle cause Caraka spiega come impedire all’invisibile di produrre il visibile, cioè la malattia e il dolore. Come? Cambiando il terreno che si rivela necessario alla sopravvivenza dell’invisibile.

Terreno che è coltivato e irrorato dall’emotività distorta dalla paura.

Le emozioni negative portano il fulcro dell’equilibrio della salute fuori di noi e impediscono il mantenimento della costanza dell’ambiente interno. È impreciso dire che si indeboliscono le difese immunitarie, come si sente dire anche dai medici, la realtà purtroppo è più grave perché si perde la nozione dell’identità con se stessi che viene sostituita da una nuova informazione, quella del virus.

Da soggetti diventiamo oggetti, ovvero substrato di nutrimento per il virus.

Paura, ansia e angoscia non corrispondono alla realtà interiore di nessuno, sono solo emozioni ovvero delle modificazioni del tono psichico che manifesta l’inadeguatezza e l’incapacità di adattabilità a situazioni nuove o, in questo caso, al contatto con microrganismi nuovi.

Io devo essere centrato su me stesso per potermi identificare con me stesso, per essere certo del limite fra me e il mondo esterno. Dal centro consolidato di me stesso posso comunicare con ciò che è attorno a me in modo chiaro e sicuro.

Paura, ansia e angoscia sono emozioni distruttive della mia integrità e solo agendo in modo unitario il mio essere può riconoscere la reale pericolosità di ciò con cui vengo in contatto. Mio-non-mio questo è il dilemma amletico dell’immunità e il compito del così detto sistema immunitario. È facile comprendere che in realtà meglio funziona, più forti saranno le risposte del sistema. L’efficienza del sistema si misura nella forza con cui si risponde confinando e sequestrando il non-mio fino a distruggerlo enzimaticamente. Questa è la nostra risposta intelligente al non-mio.

Perché il virus determina una polmonite interstiziale? Questa la domanda che i clinici dovrebbero porsi. La colonizzazione del sistema nervoso, da parte delle particelle virali, definisce la sede della risposta nel tessuto. Gli anatomopatologi dicono che non si tratta di una alveolite o di una bronchiolite, la lesione, quanto più grave tanto più il sistema cellulare immunitario funziona bene, si localizza dove hanno sede i nervi, cioè negli interstizi della trama del tessuto polmonare. La normale reazione infiammatoria, che coinvolge la circolazione capillare, inspessisce il tessuto impedendo il passaggio dei gas (ossigeno dentro e anidride carbonica fuori) con la dispnea e l’insufficiente ossigenazione dei globuli rossi. Il presidio terapeutico è la ventilazione forzata con un’alta concentrazione di ossigeno. In accompagnamento si può apportare più ossigeno eliminando i radicali liberi e l’acidosi presenti in loco con preparazioni ayurvediche specifiche di lungo uso tradizionale, Triphala, Tulsi, ecc. La modificazione dei liquidi interstiziali può portare a reazioni nel microcircolo che portano a coagulazione intravascolare generalizzata – CID – che aggrava moltissimo il disturbo respiratorio e generalizza la patologia a tutto il sistema vascolare.

Ma torniamo alla paura che è protagonista in chi si ammala, ma è ancora più deleteria in chi assiste o convive con chi sta male e sta rischiando la vita. Meglio sarebbe essersi protetti prima, ma sappiamo quanto è difficile mettere in pratica un qualsiasi tipo di prevenzione. Chi crede che fare attenzione alla salute quando si sta bene sia un dovere personale e civico? Ben pochi! L’Ayurveda prescrive una serie di attività igieniche quotidiane che permettono di attuare una vera prevenzione primaria delle malattie. Sono atti semplici e fattibili da tutti come lavarsi il naso o fare i gargarismi o una buona colazione.

Quindi, ecco spiegate le ragioni per cui io non albergo paura, ansia e angoscia in me.

Le radici della paura non sono nei fatti riportati dalle cronache giornalistiche, nei comunicati dei governanti, non sono nelle statistiche né nelle opinioni degli scienziati di turno.

Noto solo che i virologi che stanno quotidianamente a contatto con virus letali non contraggono la malattia; sono protetti ovviamente, però rimangono sani mentre ad un comune mortale si dice che basterebbe mettere la mano su un supporto di un autobus e toccarsi il naso per contrarre la terribile malattia.

Non è questione di sciocco coraggio, puerile insensatezza o superiore sbruffonaggine.

È la semplice considerazione della realtà della fisiologia con calma e sapienza ayurvedica.

È ora di salutare, nel senso di qualcosa di buono e benefico per noi e anche nel significato dell’accogliere l’altro e dirgli: ti saluto, stai con me, è bello stare vicini!

Lasciamoci accarezzare da questa brezza primaverile piena di corpuscoli vivi, non ci ucciderà, potremo farla rivivere facendo vibrare l’aria della nostra voce raccontandoci una storia, se lo facciamo in tanti diventerà una corrente d’aria nuova e salubre e non si potrà ammazzarla.

L’informazione ordinata e coerente vincerà l’ignoranza e la violenza della paura.

 

* Satprem, L’uomo dopo l’uomo, Edizioni Mediterranee, 2002

Ayurveda e Krimi – La visione ayurvedica

venerdì, 17 aprile 2020

La situazione che stiamo vivendo impone di intervenire con parole ayurvediche che sono semplicemente aderenti alla realtà dei fatti a prescindere dall’informazione corrente.

In questi miei interventi intendo da un lato rassicurare i soci di Atah Ayurveda del fatto che assumere alcuni preparati ayurvedici, osservare regole di condotta quotidiana, controllare la qualità dell’alimentazione e della digestione sono i più semplici, ma i più efficaci, presidi a salvaguardia della nostra salute e di conseguenza della salute di tutti gli altri in famiglia, al supermercato o sul lavoro per chi è autorizzato.

Confido che gli eventi che stiamo vivendo portino la maggioranza delle persone a riconsiderare il proprio essere nel mondo per riemergere, dopo questa burrasca, con una nuova e più radicata visione di se stessi per vivere in una società libera e indipendente.

Spiace per le persona decedute, sopratutto coloro che sono stati esposti per lavoro al contagio. I colleghi e il personale sanitario chiedono di potere svolgere il loro lavoro di assistenza con il sostegno dello Stato le cui decisioni politiche negli anni passati, si rivelano oggi non all’altezza delle necessità della comunità.

Per tutti familiari dei deceduti, per chi segue la visione Orientale della continuità della coscienza, formulo l’augurio che affrontare l’evento morte in questo modo drammatico non sia sotto la guida della paura, ma della consapevolezza.  http://www.atahayurveda.it/articoli/2020/03/17/una-corrente-daria-non-si-puo-ammazzarla

Buona lettura dell’articolo e buon ascolto della conferenza. Grazie.

Prima parte: https://drive.google.com/file/d/1LTDC_fBKeKwViw32cf4PBoGLlJHDAnvA/view

Una corrente d’aria non si può ammazzarla

martedì, 17 marzo 2020

Prima parte

Una corrente d’aria non si può ammazzarla*

Dedicato a coloro che nutrono paura!

In realtà coloro che dicono di avere paura, non hanno paura, ma sono posseduti-dalla-paura. In quanto posseduti sono prigionieri della paura, quindi etimologicamente sono cattivi, rinchiusi nel recinto della paura che si sono costruiti attorno. Si ritrovano a vivere in un mondo solipisistico che esclude gli altri, fa anzi degli altri un incipiente pericolo.

In tempi di pandemia, l’altro è un untore.

Come accade a tutti gli animali in cattività (vediamo come ricompare il significato etimologico che il linguaggio comune ha conservato per gli animali, ma non per l’uomo!) anche l’animale uomo diventa violento, sottilmente violento, perché è dotato di intelligenza, non solo di istinto. E’ in grado di argomentare e giustificare la propria violenza, temuta e traslata in paura.

Io non albergo la paura dentro di me, non me ne faccio recinto. Rifiuto di sottomettermi alla violenza della paura. Nego la violenza distruttrice della paura. La paura mi allontana, mi esclude dal tuo mondo e nega la nostra, mia e tua, essenza d’individui relazionali che si manifesta nella reciprocità del contatto umano.

La paura perverte la visione, la distorce come fa un buco nero con la luce, la assorbe e rimane solo il buio. Ci si trova a vivere a tasto e quando si annaspa il primo contatto è fonte d’incertezza, ma è un contatto, quindi rassicurante. C’è qualcosa! Non sono solo! Ci si aggrappa a ogni cosa, un’informazione, un appello, una legge, come a una possibile via d’uscita.

Di cosa ha paura, chi ha paura, chi è posseduto dalla paura? Cosa si teme in realtà? Hai paura di me come l’altro-senza-paura? Della sicurezza che porto con me? Si ha, quindi, paura del significato che incarna chi è privo di paura?

Io mi riconosco e manifesto il rispetto dell’altro nella consapevolezza della mia alterità a me stesso, che diventa umanità nella relazione, anche con chi nutre il veleno della paura.

Cosa non va in tutto questo?

Paura, ansia, angoscia sono parte di noi, queste emozioni ci sono familiari, siamo umani!  Allora noi dobbiamo essere persone, non solo individui statisticamente rilevanti.

Paura, ansia e angoscia ce li hai dentro, sei una persona! Anch’io ho in dotazione paura, ansia e angoscia; sono umano!  Ma forse c’è qualcosa che rimane nascosto, che non sai.

Dubito che la soluzione alla paura sia quella proposta da illustri colleghi psichiatri, ovvero: siccome siete costretti a stare a casa, approfittatene per giocare, per fare di più l’amore!

Ayurvedicamente fate attenzione perché l’attività sessuale disperde Ojas, la nostra sostanza vitale (almeno ricostruitela con latte bollito con milk masala!) e non lamentatevi se l’ansia dovesse determinare una prestazione insoddisfacente! Lasciamo i consigli libidici agli web-psicologi.

Tu che nutri la paura sei informato su tutto, hai contezza di ciò che fa paura, lo dice la tv, e tutte le altre fonti d’informazione, il messaggio implicito è che devi avere paura per essere normale. Appartieni al club degli uomini civilizzati, la società ti protegge dalle paure promettendo soddisfazione in ciò a cui devi rinunciare a causa dell’arrivo del virus (acquisti, vacanze, etc.). Senza più i riferimenti consueti, cosa rimane? Rimane solo la paura! Ma la paura è solo il primi grado di una scala di emozioni ingravescenti:

La paura è collegata a qualcosa di concreto o che i sensi hanno ragione di ritenere che sia tale.

L’ansia è la tua risposta a un evento non necessariamente negativo, ma ritenuto tale. La risposta cardio-respiratoria fisiologica può essere particolarmente impressionante e genera ulteriore ansia.

L’angoscia toglie spazio interiore, rivela lo stato di costrizione nel quale è immersa la nostra esistenza. Viviamo angosciati e siamo governati da questo stato fondamentale della nostra esistenza. Non possiamo avere certezze riguardo a nulla e l’angoscia si rivela la tonalità emotiva fondamentale, come dice Heidegger, ma questa tonalità di base è nascosta e lascia luogo alla paura che dà impulso ai nostri movimenti mentali e fisici costruendo nemici e pericoli anche dove non ci sono.

Accadono fatti specifici che esaltano le tre risposte citate. Ci riferiamo, ovviamente, al virus diffusosi dalla Cina (così ci dicono!). Un microrganismo che vive dentro le cellule, è un parassita, ma anche lui è obbligato ad essere così com’è.

In Ayurveda il virus è classificato fra i vermi o i parassiti che cercano nutrimento e per svilupparsi e diffondersi devono trovare un terreno ottimale per il loro sviluppo. Nel caso dei virus, le cellule viventi.

Per attecchire nei tessuti occorrono alcune condizioni predisponenti generali quali, ad esempio, una debolezza costituzionale o dovuta alla concomitanza di altre patologie. I germi devono anche vincere la resistenza di mezzi di protezione come il muco superficiale e sopratutto la competizione con gli altri microrganismi saprofiti di pelle e mucose.

I virus nuovi arrivati devono potere superare l’opposizione della folla di batteri, funghi e altri virus già presenti che si trovano in equilibrio simbiotico con l’ospite e che non hanno nessuna intenzione di cedere il posto ad altri commensali delle cellule malaticce. L’informazione molecolare virale deve anche trovare condizioni chimiche favorevoli quali il pH della pelle, se la laviamo riportiamo lo strato corneo dell’epidermide al valore normale di 5,5 oltre che pulirla da scorie e residui organici.

Per quanto riguarda le mucose, le secrezioni abbondanti caratteristiche della rinite lo sono anche dell’infanzia. Per l’Ayurveda è l’età in cui prevale il Kapha e la sua umidità e anche la maturazione cioè l’iperattività del sistema immunitario. L’incremento del muco può essere la ragione fisiologica più semplice che spiega il fatto che i bambini sono, inspiegabilmente (per la scienza!), resistenti al virus che si impantana nel muco. Il muco nasale e orale viene usato dall’organismo come mezzo di eliminazione del virus dal corpo e usato dal virus stesso per propagarsi e cercare altri possibili ospiti con starnuti e colpi di tosse.

Negli anziani al contrario prevale il Vata, quindi la sua secchezza che rende anelastiche le membrane cellulari rendendole più attacabili dagli pseudopodi della corona del virus. Infatti un’altro ostacolo che il virus deve superare è la resistenza delle cellule che sono ben protette da una membrana cellulare fatta di lipidi, unta ed elastica.

Ma di quali cellule si tratta con precisione? Di quelle nervose. I virus hanno un tropismo specifico per le cellule nervose. Le particelle virali sono frammenti d’informazione DNA o RNA e sono in sintonia per similitudine con il tessuto nervoso che è lo srotas, il canale e il veicolo di trasmissione dell’informazione all’interno del corpo. È abbastanza evidente che se i neuroni veicolano l’informazione della paura – stress e attivazione surrenalica – sulle loro membrane creeranno la condizione migliore per il virus, cioè di minore resistenza organica, tessutale, enzimatica, ormonale e nervosa! Si crea un circuito a retroazione negativo biologico e psichico allo stesso tempo, facilitato dalle discussioni fra esperti in contraddizione fra loro e dalle notizie diffuse da giornalisti chiassosi.

* Satprem, L’uomo dopo l’uomo, Edizioni Mediterranee, 2002

 

 

 

Ayurveda e immunizzazione

giovedì, 15 dicembre 2016

Virus defense

Affrontiamo un argomanto che ha rinnovato di recente un grande dibattito e come sempre nell’Italia ancora medievale o si è Guelfi o si è Ghibellini; non esistono vie di mezzo! Vaccini, sì! Vaccini, no! Opinioni gravate o da conflitti di intersse o da ignoranza. Fra questi due estremi c’è la visione ayurvedica, laica e rispettosa della Vita.

L’Ayurveda affronta sempre gli argomenti che le competono in modo positivo, senza denigrare nulla e nessuno, ma valutando accuratamente ogni circostanza perchè il suo scopo è mantene la Salute Positiva di ogni persona.

L’Ayurveda è nata in un tempo in cui non esistevano politiche sanitarie, o trattamenti sanitari stabiliti per legge.  Ma da sempre si sà che dalla salute del singolo dipende la salute della collettività. Se io sto bene e mi mantengo in salute aiuterò gli altri a esserlo altrettanto.

C’è traccia nella storia dell’Ayurveda di ragazze chiamate visa kumari che significa ‘ragazze avvelenate’. Assumevano fino da piccole, sotto stretto controllo medico, una piccolissima dose di veleno e diventavano resistenti all’avvelenamento, anzi potevano esse stesse diventare velenose per altri che interagissero con i loro liquidi biologici (saliva, secrezioni genitali, sangue, ecc.). Come vedete non c’è nulla di nuovo sotto il sole! Il meccanismo protettivo della vaccinazione e quello della pericolosità della compresenza degli immunizzati e dei non immuni sono già presenti nella storia dell’Ayurveda.

I princìpi o siddhanta a cui si rifà l’Ayurveda si chiamano bala vichara che significa ‘indagine sulla forza’ (dell’organismo) e di vyadhikshamatva o ‘capacità di sopportare’ (la malattia).

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