Seconda parte
Una corrente d’aria non si può ammazzarla*
Dedicato a coloro che nutrono paura!
La paura ha una storia evolutiva che la giustifica: in situazioni di potenziale pericolo ci aiuta a trovare una via di uscita che non sia dannosa per l’organismo in toto. Molta parte di questo meccanismo di protezione si svolge in modo inconscio. Ciò che emerge alla coscienza si manifesta come l’emozione paura e l’attivazione di sistemi neuro-ormono-circolatorio-muscolari di attacco o fuga a nostra salvaguardia.
L’ignoranza della fisiologia della paura permette che si diffonda in modo virale, espressione abusata profeticamente sui social negli ultimi anni, l’ignoranza del proprio essere paurosi. La psiche è incline ad accogliere paura, ansia e angoscia, la fa sentire importante e protagonista di un piccolo mondo, piccolo come una capsula virale. Virus che è solo una scala avviticchiata di basi nucleotidiche (RNA) senza un corpo.
Le emozioni negative percorrono i nervi e indeboliscono la loro resistenza. Oggi nessuno dubita dell’influsso delle bio-emozioni, certificato dalle neuroscienze affettive, nel coinvolgimento del sistema nervoso nel funzionamento del sistema immunitario che subisce lo stesso indebolimento funzionale.
Anche il sistema immunitario in preda a paura, ansia e angoscia e non può funzionare! Tenderà a preservare l’emozione distruttiva, ma così importante per la psiche, invece di difendere l’integrità dell’organismo.
Chi non ricorda la magnifica sequenza del cartone animato La spada nella roccia della Disney? Merlino e maga Magò https://www.youtube.com/watch?v=X5tmmqz04M8, i nostri due lati razionale e istintivo, ingaggiano una sfida di magia e dopo vicende alterne Merlino scompare, dov’è andato? Si è trasformato in virus! Maga Magò non avendo studiato non lo conosceva, sarà scoperto fra qualche secolo le dice il mago, e si riempie di chiazze e bolle, ma guarirà è la rassicurazione di Merlino.
Maga Magò, l’istintualità emotiva, era sicura di avere vinto la sfida con la forza, ma invece deve subire l’insulto dell’invisibile virus, la razionalità imperscrutabile della natura.
Caraka scrive nel suo testo che ci sono dei krimi-parassiti che si vedono, ma ce ne devono essere anche altri che non si vedono. Il grande medico procede con un ragionamento per inferenza logica a partire dagli effetti, cioè dal comportamento accertato della fisio-patologia. Osservandolo si evince che i tessuti reagiscono a qualcosa che ne altera il funzionamento senza una causa visibile. Con un ragionamento a ritroso dagli effetti alle cause Caraka spiega come impedire all’invisibile di produrre il visibile, cioè la malattia e il dolore. Come? Cambiando il terreno che si rivela necessario alla sopravvivenza dell’invisibile.
Terreno che è coltivato e irrorato dall’emotività distorta dalla paura.
Le emozioni negative portano il fulcro dell’equilibrio della salute fuori di noi e impediscono il mantenimento della costanza dell’ambiente interno. È impreciso dire che si indeboliscono le difese immunitarie, come si sente dire anche dai medici, la realtà purtroppo è più grave perché si perde la nozione dell’identità con se stessi che viene sostituita da una nuova informazione, quella del virus.
Da soggetti diventiamo oggetti, ovvero substrato di nutrimento per il virus.
Paura, ansia e angoscia non corrispondono alla realtà interiore di nessuno, sono solo emozioni ovvero delle modificazioni del tono psichico che manifesta l’inadeguatezza e l’incapacità di adattabilità a situazioni nuove o, in questo caso, al contatto con microrganismi nuovi.
Io devo essere centrato su me stesso per potermi identificare con me stesso, per essere certo del limite fra me e il mondo esterno. Dal centro consolidato di me stesso posso comunicare con ciò che è attorno a me in modo chiaro e sicuro.
Paura, ansia e angoscia sono emozioni distruttive della mia integrità e solo agendo in modo unitario il mio essere può riconoscere la reale pericolosità di ciò con cui vengo in contatto. Mio-non-mio questo è il dilemma amletico dell’immunità e il compito del così detto sistema immunitario. È facile comprendere che in realtà meglio funziona, più forti saranno le risposte del sistema. L’efficienza del sistema si misura nella forza con cui si risponde confinando e sequestrando il non-mio fino a distruggerlo enzimaticamente. Questa è la nostra risposta intelligente al non-mio.
Perché il virus determina una polmonite interstiziale? Questa la domanda che i clinici dovrebbero porsi. La colonizzazione del sistema nervoso, da parte delle particelle virali, definisce la sede della risposta nel tessuto. Gli anatomopatologi dicono che non si tratta di una alveolite o di una bronchiolite, la lesione, quanto più grave tanto più il sistema cellulare immunitario funziona bene, si localizza dove hanno sede i nervi, cioè negli interstizi della trama del tessuto polmonare. La normale reazione infiammatoria, che coinvolge la circolazione capillare, inspessisce il tessuto impedendo il passaggio dei gas (ossigeno dentro e anidride carbonica fuori) con la dispnea e l’insufficiente ossigenazione dei globuli rossi. Il presidio terapeutico è la ventilazione forzata con un’alta concentrazione di ossigeno. In accompagnamento si può apportare più ossigeno eliminando i radicali liberi e l’acidosi presenti in loco con preparazioni ayurvediche specifiche di lungo uso tradizionale, Triphala, Tulsi, ecc. La modificazione dei liquidi interstiziali può portare a reazioni nel microcircolo che portano a coagulazione intravascolare generalizzata – CID – che aggrava moltissimo il disturbo respiratorio e generalizza la patologia a tutto il sistema vascolare.
Ma torniamo alla paura che è protagonista in chi si ammala, ma è ancora più deleteria in chi assiste o convive con chi sta male e sta rischiando la vita. Meglio sarebbe essersi protetti prima, ma sappiamo quanto è difficile mettere in pratica un qualsiasi tipo di prevenzione. Chi crede che fare attenzione alla salute quando si sta bene sia un dovere personale e civico? Ben pochi! L’Ayurveda prescrive una serie di attività igieniche quotidiane che permettono di attuare una vera prevenzione primaria delle malattie. Sono atti semplici e fattibili da tutti come lavarsi il naso o fare i gargarismi o una buona colazione.
Quindi, ecco spiegate le ragioni per cui io non albergo paura, ansia e angoscia in me.
Le radici della paura non sono nei fatti riportati dalle cronache giornalistiche, nei comunicati dei governanti, non sono nelle statistiche né nelle opinioni degli scienziati di turno.
Noto solo che i virologi che stanno quotidianamente a contatto con virus letali non contraggono la malattia; sono protetti ovviamente, però rimangono sani mentre ad un comune mortale si dice che basterebbe mettere la mano su un supporto di un autobus e toccarsi il naso per contrarre la terribile malattia.
Non è questione di sciocco coraggio, puerile insensatezza o superiore sbruffonaggine.
È la semplice considerazione della realtà della fisiologia con calma e sapienza ayurvedica.
È ora di salutare, nel senso di qualcosa di buono e benefico per noi e anche nel significato dell’accogliere l’altro e dirgli: ti saluto, stai con me, è bello stare vicini!
Lasciamoci accarezzare da questa brezza primaverile piena di corpuscoli vivi, non ci ucciderà, potremo farla rivivere facendo vibrare l’aria della nostra voce raccontandoci una storia, se lo facciamo in tanti diventerà una corrente d’aria nuova e salubre e non si potrà ammazzarla.
L’informazione ordinata e coerente vincerà l’ignoranza e la violenza della paura.
* Satprem, L’uomo dopo l’uomo, Edizioni Mediterranee, 2002