Vorrei partire da una domanda: l’alimentazione Ayurvedica è qualcosa di lontano dalla nostra cultura?
Per affrontare questo problema vorrei paragonare l’Ayurveda allo stile di vita che seguiva mia nonna quando era giovane. Mi sono spesso trovato a parlare con lei delle abitudini alimentari che aveva nel periodo precedente al dopo guerra nel contesto di una piccola cittadina. In questo periodo la tradizione alimentare non era ancora globalizzata, per cui sicuramente più vicina alla nostra cultura originaria.
Partiamo ad esempio dal consumo di carne: l’Ayurveda lo contempla ma suggerisce di non eccedere. Mi nonna mi raccontava che, essendo questa molto costosa, veniva consumata solo una volta alla settimana. Pensiamo però per un attimo a quanta carne viene consumata settimanalmente sulle nostre tavole.
L’assenza di proteine veniva però compensata dal consumo di legumi. Basta guardare la tradizionale cucina indiana per intuire che anche nell’Ayurveda i legumi sono una parte molto importante dell’alimentazione. Purtroppo nelle nostre tavole questi stanno lentamente scomparendo. I fagioli e piselli continuano ad essere presenti, ma molti altri sono rari: le lenticchie spesso si mangiano solo a Capodanno, i ceci non sono apprezzati per il lungo tempo di cottura ed altri legumi, tipo la cicerchia, sono addirittura sconosciuti.
L’uso delle spezie era molto diffuso, specie nelle campagne. In ogni piatto erano sempre presente il rosmarino, il basilico, la salvia, il timo o qualunque altra. Anche l’Ayurveda propone l’uso delle spezie per favorire tutti e sei i sapori e per aiutare la digestione. Attualmente le spezie non vengono quasi più usate. Pensiamo però alla pizza: contiene il pomodoro, troppo acido per il Pitta, e la mozzarella che, in quanto formaggio cotto, non è facilmente digeribile. Ricordo però che quando ero piccolo veniva servita con basilico e una montagna di origano. Adesso l’origano è sparito e il basilico è rimasto solo su alcuni tipi. Il risultato è che la pizza sta creando problemi a parecchie persone.
Infine l’acqua veniva bevuta a temperatura ambiente o al massimo fresca. L’Ayurveda addirittura la predilige calda. Attualmente l’acqua viene spesso tenuta nel frigorifero. E’ subito chiaro, in caso di blocco digestivo, che qualche cosa di freddo nello stomaco non aiuterà. E’ quindi ovvio che questa sia una regola generale e che una bevanda fredda tenda a dare problemi digestivi.
Concludendo quindi mi pare che i principi generali siano i medesimi. Ovviamente gli alimenti e le spezie cambiano, ma l’utilizzo è lo stesso. Quello che trovo sorprendente è che la nostra cultura culinaria originaria sia molto più vicina all’Ayurveda che al modo attuale di nutrirsi. Mia nonna però non aveva mai sentito parlare di intolleranze alimentari che attualmente vanno per la maggiore.
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Articolo di Fabio