Nella nostra realtà occidentale i ritmi stressanti sul lavoro, le tensioni sociali, il degrado ambientale e i rapporti frettolosi all’interno della famiglia influenzano negativamente la nostra capacità di fronteggiare e di adattarci alle situazioni più difficili e dolorose della vita in modo equilibrato e costruttivo. Quando manca la parola sincera di un amico fidato oppure se la fede religiosa non è sufficientemente profonda e in grado di infonderci forza e coraggio, allora avremmo veramente bisogno di una guida saggia e illuminata capace di indicarci le soluzioni più appropriate nei vari momenti e di riuscire a parlare sia alla nostra mente che al nostro cuore.
Nella tradizione indiana, questa figura si realizza nel Guru, il maestro, colui che possiede esperienza di vita e saggezza. Il termine sanscrito Guru viene tradotto come pesante, ma con numerose accezioni, come spesso avviene nella lingua sanscrita. E pesante è il Guru nel senso di colui che ha autorevolezza, corposità e spessore nei suoi insegnamenti, di colui che, avendo la conoscenza profonda delle cose e delle loro ragioni, è importante e prezioso, di colui che, essendo in grado di trasmettere i precetti del giusto comportamento, ha quindi rilievo e valore, merita rispetto e si identifica con i concetti di coerenza, ponderatezza, equilibrio e stabilità nel tempo. E pesante è il Guru come un monumento di vita, come un pilastro del sapere, come una colonna di sostegno per chi si rivolge a lui e chiede il suo aiuto.
Conoscenza e discernimento
S’attingono in virtù della devozione al Maestro
Non c’è nulla che sia superiore al Maestro
Egli è colui sul quale devono meditare i seguaci del Maestro.
(Guru Gita – 81)