Altre considerazioni sulla scia di Paolo Pendenza e Ignazio Licata
c) “Se cogliamo la complessità del processo in un’ottica ecologica,… I dati sperimentali possono essere messi in relazione fra loro in modi differenti: l’esperimento non determina la teoria, ma la sottodetermina, ed è la stessa teoria a selezionare i dati sperimentali da raccogliere e analizzare.” …
Commento: La consapevolezza della complessità determina l’apparente difficoltà dello studio della Medicina Ayurveda. Questa impressione è in parte vera, perché lo studio della medicina in occidente è impostata in modo riduzionistico e apparentemente semplice! Ma questo non corrisponde alla realtà della vita. I presidi terapeutici, i farmaci così detti ‘efficaci‘ lo sono spesso dopo una verifica poco attendibile. Su ‘JAMA‘ Joseph Ross e Nic Downing hanno detto “Abbiamo scoperto che più di un terzo dei farmaci è stato approvato sulla base di un unico trial, senza repliche, e che molti altri studi erano limitati, e concentrati su valori di laboratorio o su qualche altro parametro piuttosto che su endpoints clinici come la morte“. Accade anche che siano svolte spesso sotto il dubbio di chiari conflitti di interessi.
d) “Emergono, così, più possibilità per descrivere un fenomeno, ed ognuna esprime un punto di vista e presupposti teorici differenti; non esiste una prospettiva che riesca a sintetizzare tutti i punti di vista parziali. Quindi non esiste una teoria del tutto, o, se esiste, ‘è in genere anche una teoria del quasi nulla, che lascia fuori un sacco di cose interessanti'”.
Commento: La ‘teoria del tutto‘ confina con la constatazione che non è possibile nel “linguaggio esternista” (ancora Chomski) descrivere la realtà del mondo. Solo se cominceremo a considerare il mondo, come ‘mondo vissuto ayurvedicamente‘ potremo avvicinarci, umilmente, a considerare i vari punti di vista, relativi, ma solo esperienzialmente conciliabili e vivibili come ‘scienza della vita’ e dell’esistenza, dell’uomo! del mondo! del multi-verso!