Colgo l’occasione della lettura dell’articolo del Prof. Luca Pani, direttore dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) sull’importanza del ‘secondo cervello’ localizzato nell’addome per un commento ayurveedico peri-natalizio.
Risulta evidente che i beduini del deserto sono depositari di una sapienza che la medicina moderna deve riscoprire a causa del fatto che l’ha dimenticata e svalutata per decenni.
Occorre dire che la definizione di ‘secondo cervello’ si rivela errata, in realtà è il primo cervello emotivo. Noi tutti funzioniamo a ‘emozioni’. Non c’è un altro carburante per la vita! Le emozioni, il come le viviamo, ci determinano, guidano le nostre scelte di vita familiare e professionale, come singoli e come società. Le emozioni ci fanno vivere bene o ci fanno ammalare. Quindi è più corretto parlare di ‘primo cervello’ addominale. La fonte del nutrimento dei tessuti proviene dal processo di digestione che avviene nel’intestino. La regolazione dei ritmi viscerali goveranti dal Vata Dosha parte dall’intestino. I vissuti significativi si manifestano nella pancia. I cantanti imparano ad emettere la voce dalla pancia e gli attori esprimono visceralmente il carattere dei personaggi a partire dalla pancia. La stipsi o la diarrea sono le due principali malattie mortali di tutte le medicine tradizionali. Il terzo chakra sta a metà fra quello radice e la corona. L’ombelico è un ‘marma’ mortale se viene leso o ferito. Ci sono quindi moltissime ragioni che giustificano la massima attenzione per la ‘pancia’!