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LE COLPE DEI MEDICI VANNO DEPENALIZZATE

domenica, 11 maggio 2014

La-responsabilita-medica-un-quadro-di-sintesi-482x270 Il quotidiano “La Repubblica” ha affrontato poche settimane fa un tema assai scottante, quello del problema della colpa professionale nel campo della sanità. L’intervento del procuratore aggiunto Giovannini ha sottolineato quanto da tempo medici e altri professionisti affermano e cioè che è giunto il momento di trasferire soltanto sul piano civile l’ipotesi di colpa professionale in sanità, poiché circa il 99% dei processi non portano a condanne penali e ingolfano l’attività dei Tribunali. ” Faccio il magistrato da 30 anni e la denuncia in sede penale è aumentata in maniera esponenziale, afferma il procuratore, ma su cento procedimenti penali solo per un modesto numero si arriva ad una richiesta di rinvio a giudizio, e solo per una piccola parte di questi arriva una condanna.” Le sue parole sono arrivate in risposta all’intervista di qualche tempo fa su Repubblica, del chirurgo prof. Antonio Pinna, che parlando dei procedimenti penali a carico dei medici affermava cose da lui condivise e cioè che: ” I giovani che intendono fare i chirurgi devono poter coltivare questa ambizione senza la paura della sala operatoria…”.

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CORSO DI YOGA E AYURVEDA

giovedì, 17 aprile 2014

Si è conclusa ieri felicemente l’ultima lezione del corso di yoga e ayurveda tenuto per i soci dell’Associazione Atah, dal dott.Guido Sartori, presidente dell’Associazione. Voglio in questa sede ringraziare il nostro “maestro” per la capacità e la competenza con cui ha condotto gli incontri, illustrando sia teoricamente che praticamente le varie posizioni e sequenze, e anche per la pazienza con cui ha seguito i soci che non avevano mai praticato la disciplina. Ma anche per chi come me già da molti anni si è avvicinato con passione alla pratica dello yoga, si è trattato di una esperienza veramente unica per il clima generale creatosi nel gruppo e per il grande spazio dato dal nostro insegnante alla meditazione e alla concentrazione sul respiro, spesso trascurate nella nostra stressante quotidianità. Penso che questo ciclo di incontri possa ritenersi un ottimo inizio e mi auguro ci sia data l’opportunità di sviluppare ulteriormente dopo l’estate questa pratica.

SPONSOR AL GIURAMENTO DI IPPOCRATE

lunedì, 3 marzo 2014

Leggo in questi ultimi giorni che un famoso testo medico, uscito per la prima volta 70 anni orsono, il mitico “Roversi”, è un omaggio che la multinazionale “Sanofi” ha deciso di fare a tutti i neo laureati nel giorno in cui si iscrivono agli albi professionali provinciali e pronunciano solennemente  il giuramento di Ippocrate. L’iniziativa è stata presa con il consenso della Federazione che riunisce tutti gli ordini dei medici italiani.

Anche se oggi il mondo dell’industria e quello dei camici bianchi si incontrano di continuo e quindi sarebbe una illusione pensare di evitare questi contatti per cancellare i conflitti di interesse, certamente il momento scelto per fare questo dono appare fortemente simbolico.

Si ricorda infatti che  la prima frase che pronunciano i nuovi iscritti è la seguente: “Giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento, rifuggendo da ogni indebito condizionamento” Il presidente e il segretario della federazione sono stati duramente criticati dai presidenti di alcuni  importanti ordini come quello di Milano e dal Segretariato italiano degli studenti di Medicina, che raccoglie 7 mila giovani iscritti, a cui prima o poi  è destinato quel regalo. Quest’ultimo ha dichiarato:

“Da anni ormai ci adoperiamo per la sensibilizzazione verso il tema del conflitto di interessi, cioè la condizione che si instaura quando considerazioni economiche e personali hanno il potenziale di compromettere e di pregiudicare il giudizio e l’oggettività professionale”.  Anche il gruppo “No grazie”, impegnato per arginare lo strapotere delle case farmaceutiche in sanità, si è schierato contro.

La vicenda  lascia interdetti e fa riflettere su come possa essere strumentalizzata una iniziativa di per se apprezzabile come la distribuzione di un noto manuale, per sponsorizzare il nome di una grossa ditta farmaceutica.

 

RIFLESSIONE SULLA SOFFERENZA E LA MALATTIA nel nuovo libro dello psichiatra Eugenio Borgna

mercoledì, 11 dicembre 2013

Nel cuore del nuovo libro dell’illustre psichiatra Eugenio Borgna c’è una riflessione sulla sofferenza e la malattia, sulla loro significazione umana con un rimando alla lezione di Rilke : “il dolore riconduce nella interiorità la esteriorità della nostra esperienza del mondo”.

Il compito di un medico sarebbe dunque anche quello di riconoscere alla persona che “cade” nella malattia, la ricerca oscura di un “altro” destino, comunque l’esigenza e la via di una trasformazione.347580_WLXCQZ85IAWUD1VCZ6CNFXDXN667ZZ_rosa_H102518_L

In queste pagine appassionate e coinvolgenti si parla del corpo ferito dalla malattia come dell’espressione di una intimità dell’anima, oltraggiata dalla perdita della fiducia e della speranza.

Lo psichiatra cita alcuni personaggi tratti da testi  classici russi, come ad esempio in “Guerra e pace” di Tolstoj, la figura di Natascia, che con il suo profondo dolore, suggerisce che ogni malattia, non solo quella psichica, ha una sua propria forma legata a diversi stati d’animo, alle emozioni meno trasparenti e dicibili. Anche Thomas Mann, nei Buddenbrook, scrivendo del tifo che colpisce un adolescente, entra a pieno titolo nelle enigmatiche correlazioni tra anima e corpo, convinto già allora che ogni malattia somatica sempre si accompagna a risonanze psichiche decisive ad aiutarci a resistere o meno alla malattia.

Continua poi affermando che “…non sono cose dimostrabili ma il vivere e il morire sono intrecciati l’uno all’altro, e talora si muore quando non c’è più il desiderio di vivere e talora non si muore quando ci sia il desiderio di vivere…”. (altro…)

LA SPIRITUALITA’ COME COMPONENTE GENETICA

giovedì, 12 settembre 2013

In una giornata di fine agosto con ancora negli occhi il mare in lontananza e il verde intenso delle colline della Lunigiana, leggo su un periodico un articolo sulla spiritualità che mi colpisce.

“Anche tra le persone che considerano la vita spirituale come una suggestione illusoria”, scrive Jeffrey Kluger della rivista Time, ” va diffondendosi l’idea che gli esseri umani non possano sopravvivere senza…Il bisogno di Dio potrebbe essere un tratto fondamentale che va imprimendosi sempre più profondamente nel nostro genoma con il succedersi delle generazioni. Gli esseri umani che hanno sviluppato una sensibilità spirituale sono vissuti con pienezza e hanno tramandato questo tratto ai loro figli. Quelli che non l’hanno fatto hanno rischiato di estinguersi nel caos e nella furia omicida”. Secondo questo pensatore quindi la spiritualità avrebbe un fine evolutivo.

Questa stessa tesi viene sostenuta anche dal biologo molecolare Dean Hamer :  “la spiritualità possiede una componente genetica innata. Questo non significa che esiste un gene a causa del quale le persone credono in Dio, ma indica che gli esseri umani ereditano una predisposizione alla spiritualità, una tensione verso la ricerca di una entità superiore

L’autore dell’articolo, per suffragare questi concetti, continua poi citando Jung in quanto anch’egli a suo avviso, seppe cogliere con chiarezza l’importanza dell’istinto spirituale. Asseriva infatti che tra i suoi pazienti “non ve ne sia stato uno il cui problema non fosse legato alla necessità di sviluppare una visione spirituale della vita.” Egli diceva che: ” ognuno di loro si era ammalato  perché aveva perduto la visione religiosa della vita…e nessuno di essi è realmente guarito fino a che non l’ha riacquistata”. Naturalmente questo non aveva niente a che fare con l’appartenenza ad una chiesa invece che ad un’altra.

Se si continua a vivere in una condizione di paura esistenziale è probabile che si sia persa la visione religiosa.

L’autore dell’articolo finisce poi con una esortazione tratta dal libro di Herman Hesse:

“Il mio credo”:

Interroga la tua anima! La tua  anima non ti accuserà di esserti interessato poco di

politica o di aver lavorato troppo poco, di non avere odiato abbastanza i nemici…ma ti

accuserà di aver avuto troppo spesso paura, di aver scantonato di fronte alle sue

sollecitazioni, di non aver mai avuto tempo di dedicarti a lei…per giocare con

lei, per  ascoltare il suo canto…Ti accuserà di averla spesso venduta per denaro, tradita per qualche vantaggio

Sarai per sempre nervoso se la trascuri…così resterai e così perirai se non ti rivolgerai a lei con amore e sollecitudine…

 

Cosa ne pensate? Esiste o no una naturale spinta verso il nutrimento soprannaturale?