Un arbusto sempre presente nei giardini dei nostri nonni era il Melograno, pianta dai colori brillanti: foglie verde vivo, fiori dal calice rosso intenso, con un frutto particolare, detto balausta, avente la scorza rigida giallo-rossastra. Il frutto maturo è affascinante in quanto al suo interno si trovano numerosi granelli rossi-vinosi dalla polpa vitrea che ammaglia la vista, mentre il suo succo appaga il palato.
Era presente nei giardini non solo per la sua bellezza, in particolare del frutto, ma soprattutto era considerato una pianta “farmacia” per le sue molteplici virtù salutistiche. Sin dall’antichità queste virtù lo hanno reso una pianta nota e molto apprezzata da tutte le civiltà: egiziana, fenicia, greca, romana, araba, turca, indiana, cinese. Ogni cultura diede al Melograno un significato simbolico: in genere, il fiore, il frutto e i numerosi semi sono stati associati alla fertilità, alla fratellanza e all’unità (i chicchi rossi sono racchiusi in un unico frutto). Ma il Melograno funge anche da ponte nel ciclo di vita e morte, morte e vita in quanto è stato trovato sia rappresentato nei reperti archeologici fenebri egiziani e sia nell’oltretomba nei racconti mitologici greci e romani. Infatti, il mito di Persefone, figlia di Demetra (Madre Terra, dea del grano e dell’agricoltura) e di Zeus (il Re e padre degli dei, il Sovrano dell’Olimpo) rapita da Ade (dio degli Inferi) invaghitosi di lei col permesso del padre Zeus, descrive la disperazione di Demetra nel cercare la figlia portata a sua insaputa nel mondo sotterraneo e di come la vita sulla terra si fermò. Per la carestia si innalzarono forti lamenti da parte degli uomini e per il non ricevere più le offerte dagli uomini si innalzarono suppliche anche da parte degli altri dei. Alla fine Zeus per riportare la fertilità sulla terra e la quiete nell’Olimpo, persuase Ade a liberare Persefone. Ma Ade non voleva perdere completamente la sua amata e con inganno, prima che lo lasciasse, le fece mangiare quattro semi di melagrana magica, che l’avrebbero costretta a ritornare negli Inferi per quattro mesi all’anno. Quando Persefone e Demetra ritornavano insieme la terra rifioriva, ma quando si separavano per quattro mesi all’anno per il ritorno negli Inferi di Persefone, la terra ridiventava spoglia e infeconda. Questi quattro mesi sono quelli invernali in cui la vegetazione ingiallisce e muore.
Il Melograno è una pianta antichissima (risale al Pliocene) ed è originaria dell’Asia centro-occidentale (cresce spontanea in Afghanistan e in Iran). E’ molto usata in Ayurveda che utilizza tutte le sue parti: radici, corteccia, scorze, frutti, fiori, semi. Il suo nome sanscrito è Dadima e ha la proprietà di equilibrare tutti i tre dosha, tanto è vero che il gusto acidulo del succo non aggrava Pitta (fuoco), ma migliora Agni (il potere digestivo), dona forza al corpo e alla mente per la sua qualità untuosa che, con linguaggio scientifico, diremmo ricco di vitamine A, C, E, acido folico. E’ un astringente naturale, in potenza non è né freddo, né caldo. Vipaka (sapore post digestivo) è dolce.
In Ayurveda il succo di melagrana allevia l’infiammazione dello stomaco, se addizionato con un po’ di zucchero è un buon rinfrescante di tutto l’organismo; la scorza del frutto, per il suo potere astringente, è utilizzata nel combattere la dissenteria, mentre la radice e la corteccia sono impiegati come tenifugo.
La polvere dei fiori secchi presa insieme allo zucchero Sharkara (lavorazione particolare ayurvedica dello zucchero di canna) allevia la tosse.
La medicina ufficiale, tramite le analisi di laboratorio, ha confermato le diverse proprietà benefiche del melograno attribuite da tutte le tradizioni culturali.