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Il mondo è solo complesso? O è ayurvedicamente vivibile? -1

Scrive infatti l’amico e fisico, Prof. Paolo Pendenza adon(www.asia.it) commentando il libro dal titolo,

 

 

IgnazioLicata

Complessità, un’introduzione semplice di Ignazio Licata; Duepunti edizioni €12,00

 

 

a) “Spesso, infatti, si identifica la scienza con il paradigma secondo cui un fenomeno può essere studiato analizzando i suoi componenti più elementari, che obbediscono a leggi capaci  di prevedere, in modo deterministicamente preciso o probabilistico, il loro comportamento futuro. Questa visione riduzionistica, che pure ha i suoi meriti, può forse applicarsi in modo efficace all’analisi del mondo microscopico della particelle o a quello macro della cosmologia, nei quali c’è bisogno di grandi semplificazioni, ma non funziona nella “terra di mezzo” dei sistemi biologici, cognitivi e socioeconomici.” ….

commento: La scienza ci insegna a guardare secondo criteri che necessariamente si adeguano alle nuove disponibilità tecnologiche, ma la scienza della medicina, che sia allopatica o ayurvedica non è un sistema fisico o cosmologico riducibile a leggi. L’Ayurveda si interesa della salute che è il risultato di una sommatoria quasi infinita di fattori; come può essere pensabile che la salute e la malattia siano trattate come un <meccanismo>? Gli scienziati seri riconoscono che più accumulano informazioni, meno sanno in realtà di cosa stanno parlando (vedi l’articolo ‘Senza spazio e senza tempo’ di Paolo Rovelli su Il Sole 24 Ore, 19 Gennaio 2014). In Ayurveda non esistono leggi, bensì “principi” e l’umiltà della ignoranza va di pari passo con la consapevolezza della infinita complessità della vita, anzi del suo mistero.

b) “La nostra osservazione del mondo implica una selezione delle informazioni, un’interpretazione dei dati, una costruzione dei significati: vedere è un processo molto diverso dall’impressionare un’immagine su una lastra fotografica. Non si può ridurre il fenomeno della visione a fotoni che colpiscono le cellule della retina e a neuroni che processano segnali elettrici, poiché bisogna prendere in considerazione anche la storia dell’individuo, le sue esperienze, la sua prospettiva.”….

Commento: Interpretare, non è solo la capacità degli attori sul palcoscenico, ma è la normale attività di tutti noi mentre viviamo, sia ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Il nostro codice linguistico interno, il nostro “cervello internalista” come afferma Noam Chomski (Il nostro codice interno; Il Sole 24 Ore, 19 Gennaio 2014) è basato sulla nostra biologia, che si esprime in modo singolo in ogni soggetto. I criteri di Vata, Pitta e Kapha sono semplici, ma sempre diversi in ogniuno di noi. L’Ayurveda sa, da sempre, che le varianti in gioco sono regolate dalla quantità dalle qualità in continua interazione. Ma sembra per la scienza medica occidentale questo non sia degno di una riflessione filosofica. La filosofia, anzi nove scuole filosofiche, sono alla base della scienza medica Ayurvedica: una visione più ampia! Che conduce a una vivibilità ayurvedica della “terra di mezzo” della biologia e della società!

 

Articolo di

Dott. Guido Sartori, medico, laurea con lode presso Università di Bologna, tesi sperimentale sull'Ayurveda; pratica a Bologna la Medicina Tradizionale Ayurveda; come presidente Associazione Pazienti Ayurvedici ATAH Ayurveda ha sottoscritto il Documento di Consenso per le M.N.C.; membro della Commissione Medicine Non Convenzionali dell'Ordine dei Medici di Bologna, docente Master Universitari in M.N.C., già docente alla scuola Ayurvedic Point; socio fondatore Ass. ASIA, insegnante di Yoga e 2° dan Ki-Aikido Yushinkai; consulente farmacologo e formulatore di preparati ayurvedici innovativi con piante italiane; socio fondatore Ass. Medicina Centrata sulla Persona ONLUS; ha studiato con Vaidya Bhagwan Dash, Asthavaidya Narayanan Nambi, Madhu Bhajra Bajracharya

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